mercoledì 14 marzo 2018

Filippo Pistore, giramondo come Remì

Ospitiamo oggi Filippo Pistore, atleta girovago che ha avuto modo di correre in moltissimi posti e nazioni del mondo. Tra le varie cose, oggi ci racconterà anche del suo viaggio in Kenya, tra i villaggi degli atleti più forti del mondo!

-Presentazione:
Ciao sono Filippo Pistore, classe 1986, originario di Padova, vivo all’estero da 8 anni, passati un po’ in giro dappertutto, principalmente a Londra, Ginevra e Parigi dove mi trovo ora.
Ho sempre avuto una passione per l’atletica, guardata pero’ solo in tv fino a tempi recenti. Ho iniziato a correre nel 2012 ispirato dalle Olimpiadi di Londra, ma a singhiozzo fermandomi e ricominciando molte volte; ho ripreso con costanza a inizio 2014, dedicandomi a mezze maratone, qualche 10km e due maratone. A gennaio 2017, alla veneranda età di 30 anni, mi iscrivo per la prima volta ad una società, la Paris Université Club, e per la prima volta inizio a gareggiare in pista, percorso che sto seguendo tuttora.


-Ti alleni in gruppo? Hai un allenatore? 
Mi alleno con un gruppo di circa 40 persone, età media 25 anni, con all’interno cadetti di 16 anni e master di 35. Le distanze preparate dal gruppo variano dai 400m ai 10km, con la maggioranza che gareggia sugli 800-1500
Gli allenatori sono due, Christophe Junchat per le distanze piu lunghe e Arthemon Hatungimana per quelle più corte. Quest'ultimo è stato medaglia di bronzo ai mondiali del 1995 sugli 800m, partecipando inoltre a tre edizioni delle Olimpiadi rappresentando il Burundi.


-Gareggi in Francia o in Italia?
Gareggio a Parigi: sono qui da settembre 2016, ho fatto varie 10km su strada, e dalla primavera dell’anno scorso gare su pista. Anche se la mia prima gara in pista è stata un miglio al xxv aprile di Milano.


-Hai visitato diversi Paesi, com'è vista e vissuta l'atletica all'estero? Ci sono differenze rispetto a com'è vissuta qui in Italia?
In Francia è uno sport abbastanza popolare, certo non come il calcio e il rugby. A Parigi ci sono molte piste d’atletica all’interno dei complessi scolastici, che permettono ai ragazzini di scoprire questo sport. Il meeting della Diamond League (allo stadio Charlety, dove mi alleno) e il meeting Indoor aiutano a dare risonanza all’atletica.
A Ginevra e in Svizzera in generale, l’atletica sta prendendo sempre più piede e se ne parla sempre di più, grazie soprattutto ai risultati in campo internazionale degli atleti d'élite come Mujinga Kambundji, Julien Wanders, Kariem Hussein, che danno visibilità allo sport e fanno parlare i giornali.

Per quanto riguarda l’accessibilità al grande pubblico, sia a Ginevra che a Leuven (Belgio) che a Parigi, ho avuto una buona esperienza, nel senso che le piste sono accessibili gratuitamente, 7 giorni su 7, dal mattino presto alla sera tardi, cosa che mi pare invece non succeda spesso in Italia.


-Per quanto riguarda invece la gestione delle gare, sia su strada che su pista, pensi ci siano differenze tra i vari Paesi?
In Svizzera le gare su strada sono accessibili a tutti senza nessuna iscrizione alla federazione né società, né certificato medico: su questo ultimo punto ognuno ha opinioni diverse su cosa sia meglio. Io credo che una visita annuale sia sempre meglio farla. Per le gare su pista invece devi essere iscritto ad una società.
In Francia è più o meno la stessa cosa: gare su pista solo tramite società (quindi con iscrizione alla federazione), gare su strada aperte a tutti senza tesseramento, ma con certificato medico. Certificato che, a differenza dell'Italia, è una semplice visita generalistica dal medico di base. E costa 23€.
In Belgio per le gare su strada, ancora una volta, nessun certificato e nessun tesseramento, cosa che mi ha reso più facile poter partecipare a varie gare anche vivendo li solo alcuni mesi.

Per quanto riguarda il movimento amatoriale in generale, trovo che il paese dove é piu forte ed espanso sia proprio l'Italia, dove ci sono tante gare su strada (anche se, a mio parere, non ci sono abbastanza 10km certificate), e tante tapasciate. Anche in Francia la situazione é abbastanza sullo stesso livello, essendo due paesi abbastanza simili sotto vari punti di vista, mentre ho avuto l'impressione che in Svizzera e Belgio, vuoi anche per la minor popolazione e grandezza, non ci sia un movimento amatoriale cosi grande.
Un altro paese dove invece ci sono molte manifestazioni è l'Inghilterra: li sono soprattutto gli eventi a carattere benefico a farla da padrona, è proprio una tradizione.


-A proposito di tradizioni, parlando del settore tecnico, pensi che anche le altre nazioni siano tanto legate alle tradizioni o ci sia uno studio continuo fatto di innovazioni? E cosa mi dici sui metodi di allenamento delle varie nazioni: hai trovato delle differenze sostanziali?
Ti posso parlare solo di come si allena la mia squadra perché nelle altre nazioni mi allenavo per conto mio. Al Paris Université Club lo schema é fatto di tre qualità alla settimana: martedi e giovedi ripetute in pista, domenica ripetute in salita in inverno, e in pista in primavera. Il resto dei giorni ognuno per conto suo fa corsa lenta di 30/45 minuti. A inizio stagione, agosto/settembre si riprende con corse lente di 10/14km in foresta e qualche fartlek, niente pista. Poi qualcuno prepara delle 10km facendo però, a differenza di quello che posso leggere su forumcorsa e runningforum (ndr. due forum per appassionati di corsa), poche sessioni lunghe e continue, puntando di più su ripetute e cambi di ritmo.
Altri poi si preparano per i cross invernali o le gare indoor. Con l'arrivo della primavera si preparano le gare outdoor, sempre con lo stesso schema, inserendo sia ripetute brevi che lunghe. la sessione é comunicata la sera stessa, non viene dato il programma in anticipo, il che rende difficile capire lo schema generale delle cose, diciamo che gli allenatori ti dicono cosa fare e tu lo fai.


-Negli allenamenti è inclusa anche forza o palestra?
Purtroppo no, e credo che questa sia una mancanza, nonostante sia presente una piccola palestra all'interno dello stadio. Credo sia molto importante fare potenziamento, quindi sto facendo esercizi per conto mio, principalmente a corpo libero e con qualche peso leggero: core, addominali, squat, soprattutto dato che quest'anno voglio puntare sui 400m. La stagione scorsa é stato il mio miglior risultato (58"60"), in confronto alle altre gare sui 3000 (10’48”), 1500 (4’55”) e 800 (2’18”) e credo quindi sia un aspetto su cui lavorare.


-Cosa ti ha portato dal passare dalle lunghe distanze alla pista? 
Ho scelto di passare alle distanze brevi perché i miei tempi in mezza maratona erano stagnanti, volevo quindi darmi una scossa. E poi correre sulla pista di Iten in Kenya con dei corridori forti mi ha dato la motivazione in più!


-Raccontaci della tua esperienza in Kenya. Quanto tempo sei stato e dove alloggiavi?
Ho alloggiato un mese a Eldoret, che dista 40km da Iten, in un b&b. Mi sono allenato tutti i giorni, tra i 2000m e i 2400m di altitudine, e devo dire che é stata proprio dura! Pure la corsa lenta era faticosa, ricordo ancora come fosse ieri la prima volta che ho cercato di aumentare un po' il passo, sono morto dopo 2km!

E' stata un'esperienza fantastica, che mi ha insegnato molto: ho potuto scoprire meglio la cultura kenyana, il loro modo di vivere, ho conosciuto tante persone genuine tra cui grandi atleti come Geoffrey Mutai, vincitore tra l'altro della maratona di Boston e di New York, ed Ezekiel Kemboi, plurimedagliato ai mondiali e Olimpiadi sui 3000 siepi. L'idea di fare questo viaggio mi é venuta sopprattutto leggendo il libro Running with the Kenyans di Adharanand Finn. Ho partecipato al tradizionale fartlek di gruppo del giovedi, alle ripetute nella mitica pista di Kamariny il martedi, e anche a una gara di mezza maratona: incredibile vedere una cinquantina di corridori ottenere un crono tra 1h04-1h07 e sapere che non sono nessuno, che non possono gareggiare fuori del loro paese, quando in altre nazioni sarebbero i top!

Ma soprattutto la differenza piu marcata che ho notato, nel mondo della corsa, é che li si allenano tutti in gruppo, da soli non sono capaci (forse é un limite nelle gare). Noi siamo abituati ad avere tabelle stabilite con ritmi precisi da seguire, e se sgarriamo di qualche secondo tragedia, quindi allenarsi in compagnia diventa difficile perche non troviamo chi va al nostro stesso ritmo. Loro se ne fregano di tabelle, ritmi, cardio ecc, seguono i più forti. La maggior parte non ha un orologio gps, e quasi nessuno usa il cardio. Tanta corsa lenta, due allenamenti al giorno, tutti i giorni, tranne la domenica che si va in chiesa.

La vita li é molto spartana, zero comfort, cibo sano ed essenziale: non é stato cosi duro per me immergermi in questo mondo, però per viverci tutto l'anno bisogna essere molto forti mentalmente!
Va ricordato che Eldoret-Iten é l'unica zona in Kenya dove la gente corre, nel resto del paese se vedono uno correre lo guardano strano! Difatti, dopo questo mese ho passato qualche settimana nella zona di Homa Bay, sul lago Vittoria, per fare volontariato, ed ero solo soletto nelle mie corse giornaliere!


-Come funziona per correre con questi corridori eccezionali? Basta che ti presenti lì e corri? Come hai conosciuto quei campioni?
Sì, è gente talmente umile che nonostante siano campioni ancora vivono e si allenano lì, e son rimasti quelli di prima. Puoi allenarti tranquillamente con chiunque, sempre se riesci a stargli a ruota!
Basta andare alla pista o al punto di partenza del fartlek e trovi sempre qualcuno. Poi lì funziona molto come una comunità, tutti si danno una mano, si aiutano se hanno bisogno, conosci Tizio che ti presenta Caio, vai a prendere un the (ne bevono tantissimo) a casa di qualcuno e cosi via..


-Chi vuoi salutare?
Un saluto a tutti quelli che mi conoscono e complimenti per la trasmissione!

Se volete seguire le avventure di Filippo, potete seguirlo sul suo PROFILO INSTAGRAM

Nessun commento:

Posta un commento